Da qualche tempo, amo guardare documentari biografici dedicati a personaggi noti, soprattutto gli artisti, i visionari, i “fuori dalle righe”. Stessa cosa accade con i libri.
Amo quando le biografie, ripercorrendo le varie fasi della vita e carriera, si focalizzano in particolar modo sugli aspetti dell’umano: le gioie, i tormenti, le innovazioni, gli amori, le cadute rovinose, le rinascite.
Resto incantata quando al termine della ricostruzione, viene fatta una sintesi che ricapitola i segni che i protagonisti hanno lasciato nel mondo, la loro eredità il cui “peso” si avverte troppo spesso dopo la loro morte.
Sorvolando sull’attendibilità e accuratezza delle informazioni narrate, mi accorgo con stupore di come ogni storia sia effettivamente un libro sacro perché contiene insegnamenti sulla conoscenza di ciò che è bene e male, attraverso l’esempio di vita.
Sarebbe bello se ad ognuno di noi venisse dedicata una storia della storia che riconosca la dignità di ogni individuo che si autodetermina con l’esperienza e lascia infine il proprio esempio di consapevolezza di sé e di ciò che gli accade. Un tassello aggiunto sulla tela dell’esistenza che ci interconnette.
Guardo quelle storie raccontate in modo da rendere mito persino fatti ordinari, con un risultato non meramente estetico ma volto a creare quel giusto alone di mistero intorno al personaggio e stimolare nel pubblico la curiosità di indagarne e sviscerarne il nascosto, facendone emergere i tesori. Queste storie diventano specchi in cui poter riconoscersi e comprendere se stessi.
Ci sono documentari o film per me speciali che mi hanno aiutata a conoscere di più me stessa, e credo che questa dinamica andrebbe resa un’abitudine anche nel quotidiano quando interagiamo con gli altri o con noi stessi, magari nudi davanti ad uno specchio per dirci “ti voglio bene”.
Per esperienza personale, trovo illuminante e salutare per la mia crescita fare ogni tanto una ricapitolazione dei miei passi ed evitare di rimandarlo ad un giorno finale, quando si tirano le somme mentre il sipario sulle scene si abbassa. È una benedizione che permette di entrare in contatto diretto e sempre più costante con il nostro Essere profondo per agirlo con consapevolezza.
Ci si accorge inoltre che quello che osserviamo al di fuori ci parla molto di noi stessi e dà spunti importanti perché prendiamo coscienza della qualità di scrittura della nostra autobiografia.
«Ciò che ho amato di più nella mia vecchia vita non l’ho mai dimenticato. Vive nella mia spina dorsale. Marianne e il bambino. I giorni della gentilezza. Salgono dalla mia spina dorsale e si manifestano in lacrime.
Prego che anche loro abbiano bei ricordi. Quelli preziosi che ho deposto per un’educazione nel mondo.» Leonard Cohen.
Dal documentario Marianne e Leonard: Parole d’amore.
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