“Fiori di Cactus” – Intervista ad Angela Visone

Angela Visone

Oggi intervisto Angela Visone, sociologa ed ex docente, di Caivano, che ci parla del suo nuovo libro “Fiori di Cactus”, sul tema dell’adozione, edito da LFA Publisher. Buona lettura!

Angela, grazie per essere qui a “Racconti d’Arti”. Parlaci un po’ di te e di come è nata la tua esperienza con la scrittura.

Grazie a te, Serena. Sono stata un’insegnante per molti anni e ho cercato di tenermi continuamente aggiornata, documentandomi un po’ per il mio lavoro e un po’ perché mi piace sentirmi “preparata” su diverse tematiche. Sono una Sociologa, una Counselor e Presidente di un’Associazione Culturale “Daphne” Percorsi di Crescita, che svolge percorsi di Formazione nelle scuole per ragazzi, docenti e genitori.

La scrittura mi è appartenuta da sempre. Scrivevo diari su diari da ragazzina, poesie che descrivevano gli stati d’animo del momento e, infine, mi sono dedicata alla scrittura, prima per me stessa, poi ho deciso di pubblicare ciò che scrivevo anche per regalare al lettore le mie emozioni più profonde. Sì, perché è attraverso la scrittura che riesco a esprimermi in modo completo e personale.


“Fiori di Cactus” è il tuo secondo libro, in cui tratti la delicata tematica dell’adozione. Vuoi parlarcene?

Certo, il libro conduce il lettore a una profonda riflessione sulla tematica dell’adozione. Spesso quando se ne parla, lo si fa senza averne veramente consapevolezza. Se ne parla con molta leggerezza, senza, a volte, tenere conto effettivamente di quelle che sono le sue conseguenze sui bambini stessi.

Un bambino adottato ha una profonda ferita in fondo al cuore. Nonostante egli abbia ricevuto affetto infinito e attenzione dai suoi genitori adottivi, reca in sé, inevitabilmente, una grande sofferenza legata ad una forma di rifiuto da parte del suo genitore naturale, spesso identificato nella madre. È un bambino che si sente “diverso” rispetto ai propri coetanei e compagni, per la sua estrema fragilità e sensibilità. Ha ricevuto il trauma dell’abbandono, che non necessariamente è derivato dalla perdita della madre in sé, ma dal fatto che esso si è verificato in una particolare fase del suo sviluppo emozionale; per questo, il bambino adotta dei propri meccanismi di difesa.

Deve imparare piano piano ad aprirsi con curiosità al nuovo e all’ignoto, deve sapersi avventurare verso il mare aperto, acquisendo fiducia nelle proprie capacità, guadagnando la sicurezza di poter sempre ritrovare un porto sicuro. Ha bisogno di sviluppare fiducia e stima nei suoi confronti e di conseguenza verso gli altri. Ecco, da insegnante ho speso una vita a interessarmi dei bambini e del loro benessere.

«Il Fiore di cactus fiorisce una o due volte l’anno e “quel giorno” il cactus fiorì…» è l’incipit della frase in quarta di copertina. Come è stato scelto questo titolo? La frase sembra indicare un appuntamento, quasi un’opportunità di testimoniare qualcosa di poco frequente e particolare. Che messaggio vuoi trasmettere?

I messaggi sono due, il primo è legato alla simbologia della pianta. Il Cactus è una pianta grassa e appartiene alla famiglia delle cactacee.  Sono piante resistentissime, che non hanno bisogno di molta acqua, ma di tanto sole; e il sole, per noi, lo sappiamo bene, è fonte di calore, affetto e protezione.

Il cactus, quindi, è simbolo di amore: forte, appassionato e duraturo, ma anche della grande capacità di adattamento e di coraggio, virtù necessarie in presenza di situazioni difficili e nelle circostanze avverse della vita. Proprio come queste particolari condizioni in cui cresce e vive il cactus, così sono quelle nelle quali vivono le nostre tre protagoniste della storia. Fedeltà e sentimento duraturo, così come gli affetti più cari. Ecco perché la scelta di questo titolo, per la forza, perseveranza, fedeltà di questa pianta paragonata al sentimento duraturo, destinato a resistere nel tempo, forte come l’amore.

Il secondo messaggio che voglio dare è rivolto al lettore, il quale, solo alla fine del libro, conoscerà l’altro significato e avrà modo di scoprire il perché di questa particolare scelta per il titolo.

“Fiori di cactus” – Intervista ad Angela Visone, di Serena Derea Squanquerillo

Quanto di ciò che scrivi è frutto di ricerche e studio, quanto di esperienze o testimonianze dirette?

Essere stata una docente mi ha condotto a riflettere molto sulla particolare situazione che i bambini piccoli hanno nel momento in cui vengono portati e lasciati a scuola, nei primi giorni. Il loro pianto è sinonimo di sconforto, frustrazione e grande sofferenza. Chi di noi, nel corso della propria vita, non ha sperimentato quel forte senso dell’abbandono? Ecco, partendo da questo, ho voluto focalizzare la mia attenzione su una sofferenza ancora più grande: quello dell’abbandono e/o rifiuto da parte dei propri genitori biologici.

Anche il tuo primo romanzo “Fino all’ultimo respiro” affronta una tematica importante, come la violenza domestica. Dunque, la tua scrittura è sicuramente un mezzo di impegno sociale, legato anche alla tua formazione. Secondo la tua esperienza, quanto la scrittura può aiutare ad avvicinare le persone a temi che possono riguardare chiunque, ma che spesso sono vissuti come un tabù o sono poco conosciuti?

Penso che la lettura sia uno strumento fondamentale per diffondere la conoscenza e, condivido perfettamente ciò che hai detto, un mezzo di impegno sociale”. Ecco che la scrittura e la lettura di un libro che parla di temi sociali o delicati, come lo è appunto la violenza domestica, non può che riguardare chiunque e diffondere l’informazione, in alcuni casi, è fondamentale.

Il messaggio che il libro vuole dare è proprio quello di far riflettere, spronare e dare fiducia  a  tutte coloro che vivono in situazioni del genere, affinché si riconoscano e abbiano la forza e il coraggio di denunciare, perché nessuna donna si deve sentire sola, ma  parte di una comunità che è pronta e disposta ad aiutarla tutte le volte che ce n’è bisogno. Perché una donna È una Persona e come tale deve essere trattata, nel pieno rispetto della sua dignità umana.

Ma il libro è rivolto anche agli uomini, naturalmente, affinché loro sappiano apprezzare la propria donna, la sostengano e la valorizzino, giorno per giorno.

Pietro Santoro, Angela Visone e Nada Elisabetta Peschechera.

Per approfondire.

Profilo Facebook: FeliciaAngela Visone

Pagina Facebook: Associazione culturale DAPHNE Percorsi di Crescita

Pagina Facebook: Fino all’ultimo respiro di Angela Visone

Instagram: Feliciaangela visone e Angelavisoneofficial

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *