“D come Davide. Storie di plurali al singolare” – Intervista a Davide Rocco Colacrai

“D come Davide. Storie di plurali al singolare”, intervista a Davide Rocco Colacrai

Oggi ho il piacere d’avere ospite a Racconti d’Arti, il poeta toscano Davide Rocco Colacrai, che ho intervistato per parlare della sua poetica e della nuova sua silloge “D come Davide. Storie di plurali al singolare”, edita da Le Mezzelane Casa Editrice. Conosciamolo meglio.

Ciao Davide, benvenuto a “Racconti d’Arti”. Ci racconti un po’ di te e di come è iniziata la tua esperienza con la scrittura?

Innanzitutto è importante, per me, poterti ringraziare per la tua ospitalità.

Sono convinto che l’urgenza di scrivere, che mi brucia dentro, abbia trovato la sua origine nel fatto che, sin da quando ero bambino, avevo delle domande e dei dubbi che mi tormentavano a cui i grandi, i genitori in primo luogo, non riuscivano a rispondere o a rispondere adeguatamente, vuoi perché non avevano essi stessi gli strumenti, vuoi perché impegnati com’erano non avevano tempo o non ritenevano i miei interrogativi fondamentali per la vita quotidiana e le sue difficoltà, vuoi perché non era considerata cosa normale che un bambino si interessasse a cose appartenenti a una dimensione diversa, che trascendeva quella infantile, e oggi direi anche quella adulta.

Quindi solo con me stesso, stretto in questo meraviglioso universo che trovava casa nel mio cuore che era il cuore di un bambino, ho dovuto esprimere verso l’esterno tutto quello che accadeva dentro, ed era – ed è ancora oggi – tanto.

Tu sei un poeta. La tua ultima silloge s’intitola “D come Davide. Storie di plurali al singolare”. Ci spieghi il significato di questo titolo?

Mi piace pensare che quando condivido una storia – perché le poesie sono portatrici di storie –, nell’atto stesso della condivisione, quella storia non rimane più di chi la racconta, ma diventa di e appartiene a chi la legge e vi si riconosce e riconoscendosi scopre che, in questo mondo che ci appare infinitamente grande, non è solo come pensa di essere.

Ogni poesia è una famiglia. E mi piace pensare anche che, in ogni poesia, ci sia la possibilità di individuare qualcosa di mio, un elemento che mi identifica, e così poesia dopo poesia, frammento dopo frammento, scoprire quello che sono, sia come uomo sia come poeta.

“D come Davide. Storie di plurali al singolare”, intervista a Davide Rocco Colacrai

Qual è la tua poetica e qual è il messaggio che intendi veicolare?

Sono stato definito poeta civile, poeta giornalistico e memorialista. Non amo particolarmente le definizioni perché le sento strette e limitanti. Un perimetro che soffoca.

Tuttavia con i miei versi, che fotografano un personaggio o un fatto storico sia sul piano emotivo sia sul piano ontologico, ho intenzione di stimolare chi mi legge a studiare, approfondire, curiosare e riflettere con attenzione e permettere così il formarsi di un pensiero critico grazie al quale ha la possibilità di professarsi d’accordo o non d’accordo col punto di vista di un’altra persona, motivando adeguatamente la propria posizione, non farsi prendere in giro e non prendere in giro.

“Undicesimo Comandamento: non dimenticare” è titolo della poesia che apre la tua raccolta.
Quanto è importante per te la memoria? C’è davvero necessità, oggi, di aggiungere un nuovo comandamento che “obblighi” a non dimenticare? Ritieni che l’uomo non sia in grado di ricordare da solo, consapevolmente?

Sono dell’avviso che la memoria sia lo strumento più importante che abbiamo a disposizione oggi: per pensare, riflettere, capire e imparare. Per conoscerci.

La società nella quale viviamo – e mi riferisco a quella moderna – si caratterizza per il fatto di essere instancabilmente di corsa, per non concedere momenti di pausa, per apparire a tutti i costi, per aver capovolto i valori e per averci fatto perdere noi stessi.

Di conseguenza è completamente assente l’educazione alla memoria, ed è importante ricordare che lo diceva già Pasolini. Senza memoria – davanti ad uno specchio – non siamo nessuno.

È difficile per te fare e divulgare poesia oggi? Che messaggio puoi lasciare soprattutto ai giovani, affinché si appassionino alla poesia?

Credo che oggi, nonostante tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, e mi riferisco specificamente agli strumenti informatici che collegano il mondo, sia difficile divulgare l’arte, in modo particolare quella vera, quella che pulsa come un cuore per l’urgenza di condividere: un cuore nudo e sincero.

Ancora più difficile è parlare di letteratura; e solitamente la poesia non viene proprio presa in considerazione. A questo proposito sono stato sempre dell’idea che c’è stato, per tradizione, un grave errore a monte: voler insegnare la poesia. La poesia non è insegnabile, la poesia non si può spiegare. La si può sentire, immaginare, ascoltare. La si può vivere. La si può persino amare. Ma la poesia non è insegnabile. E non chiede di essere spiegata.

Mi piacerebbe quindi che noi poeti trovassimo insieme quel modo con cui portare naturalmente la poesia ai giovani e, soprattutto, tra i giovani. Perché la poesia non è fatta di cattedre, ma di persone.

Premio a Davide Rocco Colacrai

Per approfondire

Facebook: Davide Rocco Colacrai

Instagramdavide_rocco_colacrai

Wikipoesia: www.wikipoesia.it/wiki/Davide_Rocco_Colacrai

Nota biografica

Giurista e Criminologo, Davide Rocco Colacrai partecipa da quindici anni ai Concorsi Letterari e ha conseguiti oltre mille riconoscimenti, anche internazionali, tra i quali quattro Premi alla Carriera, un Premio al Merito Culturale e la Medaglia del Presidente della Repubblica.

D come Davide – Storie di plurali al singolare (Le Mezzelane) è il suo decimo libro di poesia. Hanno scritto di lui Alfredo Rienzi, Carmelo Consoli, Livia de Pietro, Armando Saveriano, Italo Bonassi, Flavio Nimpo, Mauro Montacchiesi, Gordiano Lupi, Alfredo Pasolino, Stefano Zangheri e molti altri.

Sue poesie sono state tradotte in tedesco, francese, inglese, spagnolo, cinese, russo, albanese, turco, montenegrino e in lingua bengali.

Nel tempo libero, studia arpa, colleziona 45 giri da tutto il mondo (ne possiede oltre duemila), ama leggere, fare lunghe passeggiate con il suo cane Mitty e viaggiare.

Per Le Mezzelane Casa Editrice ha pubblicato le sillogi “Instantanee donna” (2017), “Asintoti e altre storie in grammi” (2019) e nel 2022 “Della stessa sostanza dei padri” (2021).

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