“Due minuti d’inferno” – Intervista a Giorgio Attanasio

Due minuti d’inferno di Giorgio Attanasio

Oggi ho il piacere di intervistare Giorgio Attanasio, di Napoli, laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari, attualmente si occupa di Consulenza Aziendale. È qui per presentarci il suo romanzo d’esordio “Due minuti d’inferno”, edito da La Bussola. Conosciamolo meglio. Buona lettura!

Salve Giorgio, benvenuto a “Racconti d’Arti”. Ci parla brevemente di sé e di come è nata la sua esperienza con la scrittura?

Innanzitutto, la ringrazio per l’invito. Mi fa veramente piacere condividere con “Racconti D’Arti” un momento come questo. Le rispondo subito in merito al come sia nata questa esperienza. Quella per la scrittura – e più in generale per la letteratura – è una passione che ho sempre coltivato, sin da bambino, e che è sempre stata foriera di grandi emozioni e soddisfazioni. Pensi che anche i primissimi approcci alla realizzazione di testi, per intenderci, i primi compiti in classe di Italiano, sono sempre stati momenti che ho adorato. Mentre per i miei compagni, per lo più, il compito di Italiano era un impegno “probante”, per me è sempre stato un giorno di festa.

Crescendo, poi, questa passione è stata un po’ accantonata. Dapprima a causa degli studi scientifici che occupavano quasi tutte le mie giornate e poi a causa del lavoro. Così almeno fino a quando, per citare Antonello Venditti, come ogni grande amore che non finisce mai, dopo avere fatto un giro immenso è finalmente tornata.

Attualmente vivo a San Giorgio del Sannio, una piccola cittadina in provincia di Benevento. In casa, oltre a me e mia moglie Manuela, ci sono tre figli, Carlo, Chiara e Francesca. E una gattina di nome Sally. Sono una persona semplice, calma ma risoluta. Mi piace viaggiare e scoprire nuovi posti, nuove storie e soprattutto nuovi misteri. Il mio obiettivo (che poi è anche il mio sogno) è riuscire sempre a sorprendere i miei lettori. Raccontando storie o vicende (e leggende) che siano in grado di unire la realtà alla fantasia. Miscelare la verità alla finzione in modo da non sciogliere mai realmente il dubbio su cosa sia realmente inventato e cosa no.

La copertina di “Due minuti d’inferno” è molto d’impatto ed evocativa. Ci puoi spiegare a cosa si riferisce il titolo e raccontarci un po’ del romanzo?

Purtroppo, sul titolo non posso dire molto per non privare i lettori dell’ebbrezza di scoprirlo leggendo il romanzo. La copertina, invece, unisce pochi semplici elementi che, sotto un certo punto di vista, riuniscono alcuni dei temi fondamentali della storia. Il crocifisso capovolto ha più significati, alcuni più esoterici, altri più sociologici.

Senza dilungarmi oltre, nel crocifisso capovolto ho voluto simboleggiare il grande pericolo che si cela dietro un approccio non agnostico all’ateismo. Rigettare, per fede in un’idea o in un concetto scientifico, talvolta superficiale, la domanda: “Dio esiste?” può rappresentare, soprattutto per i giovani, una facile scappatoia morale per giustificare il “male minore”. È inutile sottolineare che Marco ha fatto questo “errore”. L’immagine impressa sul muro cui è appesa la croce capovolta è quella, si può dire?

Dei due personaggi principali del romanzo. In “Due minuti d’inferno” si narra, per l’appunto, la vicenda di Marco, un brillante giornalista che ama sé stesso quasi quanto il suo impegno a smascherare tutto ciò che di spiritualistico o esoterico possa essergli presentato come tale. È profondamente ateo e questa sua mancanza di spiritualità si riverbera nel suo modo di essere forse fin troppo “fastidioso”.

All’uscita da un talk show radiofonico, culminato nelle urla disperate di una ascoltatrice che gli dice in diretta: “Tu sei maledetto…” Marco viene sorpreso da un violento temporale. Quando, sotto la pioggia battente, vede la sagoma di un bambino immobile al centro della strada, colpa anche la stanchezza, lo evita con una manovra disperata che però culmina in un incidente. Colpisce in pieno un palo della luce determinando un black out.

Il giorno seguente lo rivediamo nel casolare della famiglia Corsini. Con la macchina sfasciata, Il telefonino rotto, senza linea telefonica e senza corrente elettrica inizia una convivenza forzata con i suoi ospiti che si mostrano da subito gentili ma diffidenti. Soprattutto il capofamiglia Filippo gradisce poco la sua presenza e il suo manifesto interesse per la figlia Claudia. Una giovane donna triste ma dal grande fascino.

Nell’attesa, così, di tornare nella sua Roma, Marco viene lentamente risucchiato all’interno di una vicenda a tinte sempre più fosche. La falsità, gli incubi – anche ad occhi aperti – e infine la violenza, il sangue ed il terrore finiranno per trascinarlo in una voragine onirica, dalla quale sembrerà riemergere solo alla fine. Ma nel peggiore dei modi, quando, cioè, si ritroverà a fare i conti con una tremenda verità dalla quale, purtroppo, non potrà più fuggire via.

“Due minuti d’inferno” – Intervista a Giorgio Attanasio


Il suo libro è definito come un thriller “tra onirismo e razionalità”. Che cosa l’ha ispirata? E che rapporto ha con il sogno e la razionalità?

L’idea di “Due minuti d’inferno” nasce, innanzitutto, proprio da un sogno nel quale ho vissuto in prima persona una delle scene forse più terrificanti del romanzo. Quella volta mi svegliai sudato e con il cuore che batteva all’impazzata. Pertanto, già la genesi della storia ha una componente onirica.

Inoltre, come spesso amo dire, “Due minuti d’inferno” è un “incubo” ad occhi aperti. La storia di un uomo che della razionalità pare non potere fare a meno. Mai ed in nessun caso. È proprio questa sorta di dicotomia che contribuisce alla fine della storia a ribaltare completamente la trama ed a lasciare il lettore a bocca aperta.

Per quanto riguarda il mio rapporto con la razionalità, da uomo di scienze, questa è profonda e ben radicata. Anche nel mio lavoro sono portato ogni giorno ad approcciarmi al pensiero razionale come ad un metodo necessario. D’altro canto, però, ritengo i sogni una componente fondamentale della vita di ognuno. E quando parlo di sogno mi riferisco sia ai desideri più reconditi (spesso inespressi) che ognuno di noi ha, sia ai sogni che ogni notte facciamo e che spesso sono i nostri più fidati consiglieri.

Per me sogno e razionalità sono due aspetti complementari e imprescindibili. Le potrei dire che il grande tecnico è colui il quale padroneggia la conoscenza e la pratica ma il grande artista è quel grande tecnico in grado di dare forma razionale ai sogni.


Nel tuo romanzo dà particolare attenzione al tema dei valori etici. Che tipo di messaggio vuole veicolare?

Come ho già avuto modo di accennare in precedenza, “Due Minuti d’inferno”, nasce da un sogno nel quale ho colto una riflessione che ho deciso di proporre sotto la veste di un racconto di fantasia.

Il personaggio di Marco è l’archetipo di tutte quelle caratteristiche che la nostra Società, ormai considera, a torto o a ragione, “vincenti”: è decisamente benestante, di bella presenza, colto, affascinante e soprattutto spregiudicato e diretto. E inoltre è apparentemente privo di quel sentimento che, oggi giorno, il nostro modello sociale distorto propone come una debolezza: la “pietas umana”.

Attraverso la tremenda e terrificante vicenda che lo vede coinvolto, per certi versi parossistica, ho cercato di stimolare una riflessione già posta, ad esempio da Erich Fromm nel suo “Avere o essere?”. L’uomo deve tornare ad essere considerato al di sopra delle cose e l’essere al di sopra dell’avere. Infatti, l’uomo è innanzitutto un principio spirituale e non un contenitore altrimenti vuoto.


Il suo esordio è avvenuto con un’esperienza impegnativa e molto strutturata, quella del romanzo. Hai in progetto di dedicarti anche ad altri generi e forme letterarie o hai in mente un nuovo romanzo, magari un sequel di questo?

Credo proprio che il sequel di “Due minuti d’inferno” sia improbabile. Mentre invece non è da escludere l’idea che un domani possa cimentarmi con un altro genere letterario. Un amico scrittore dice che me la caverei bene con il Romance… Vedremo! Per adesso voglio restare più o meno fedele al filone dei thriller inaugurato con “Due Minuti d’Inferno”.

Attualmente sto collaborando con un noto scrittore e traduttore, all’editing del mio prossimo romanzo: “I Fantasmi di dentro”. Un thriller molto profondo in termini di trama e ambientazioni. Contemporaneamente sto lavorando al seguito di questo: “L’illusione del male” con il quale si concluderà la storia di Ingrid e Peter, i personaggi de “I Fantasmi di dentro” che si trovano, loro malgrado, destinati al Limbo: un luogo metafisico all’interno del quale lo spazio e il tempo e finanche il bene ed il male perdono di significato per fondersi in un qualcosa di ben più antico ed ancestrale.

Infine, è in lavorazione anche il quarto romanzo: “L’ottavo papiro”. Una storia incredibile che raccorda in un continuum le vicende della scrittura dell’Apocalisse di Giovanni al terzo segreto di Fatima, fino ai giorni nostri. La storia inizia con un misterioso segnale catturato da un osservatorio astronomico.

Poco dopo quell’evento, sei omicidi in contemporanea in altrettanti musei sparsi in tutto il mondo, coincidono con la scomparsa dei sette frammenti del papiro sul quale è riportata la più antica versione dell’unica Apocalisse del Canone Cristiano. Quella di Giovanni.

Ben presto si scoprirà che, in realtà, esiste anche un perduto ottavo papiro dell’apocalisse. Il ritrovamento di questo frammento, che ben presto si scoprirà avere un altro e più importante significato, è l’unica speranza per salvare l’uomo dall’estinzione totale.

Per approfondire.

Facebook: Giorgio Attanasio Scrittore

Instagram: giorgioattanasio.scrittore

Nota biografica.

Laureato giovanissimo in Scienze e Tecnologie Alimentari, dopo più di tredici anni trascorsi in un impiego dirigenziale, in una nota azienda italiana, decide di dedicarsi a tempo pieno alla Consulenza Aziendale.

L’amore per la letteratura e per la scrittura, che da studente lo aveva portato a ricevere diversi riconoscimenti, però, è pronto ad esplodere nuovamente in età adulta, quando viene improvvisamente folgorato da una ispi­razione.

In un sogno, lui stesso vive in prima persona una delle scene più impressionanti di quello che diventerà, poi, il suo romanzo d’esordio.

Ufficio stampa Emanuela Nicoloro

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