Ti lancio un libro!

Oggi segnalo il romanzo biografico "Il Barbiere dello Stalag VI C", di Paolo Angeloni, informatico e scrittore, sul tema IMI (Internati Militari Italiani).

Per la sezione “Ti lancio un libro!”, oggi ho il piacere di segnalare il romanzo biografico “Il Barbiere dello Stalag VI C”, di Paolo Angeloni, informatico e scrittore di Velletri (Roma). Ho avuto modo di confrontarmi con lui, mio concittadino, a febbraio dell’anno corrente, per parlare dei suoi romanzi e racconti, tra cui il suddetto su un argomento molto delicato, che merita di essere conosciuto meglio, anche per sottolineare l’importanza della memoria: la storia degli IMI (Internati Militari Italiani), rinchiusi nei lager nazisti, durante la Seconda Guerra Mondiale. 

“Contento, proprio contento
sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte quando
mi hanno liberato in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla.”

La Farfalla – Tonino Guerra

Scheda
Editore:
Youcanprint

Genere: Romanzo biografico
Anno: 2020
Pagine: 214
Prefazione: Mario Avigliano, saggista e ricercatore sul tema degli IMI.

Sinossi

Le storie degli internati militari italiani nei lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale potranno sembrare una uguale all’altra, ma non lo erano i sentimenti che intimamente ciascun prigioniero viveva in modo autonomo. Condividevano una patria, la stessa divisa; condividevano un ‘NO’ fragoroso urlato e ripetuto a chi gli chiedeva di passare dalla loro parte per stare meglio.

In 650.000 fecero la scelta di stare peggio e Aldo era uno di loro. Doveva resistere dove era impossibile farlo, ma farlo assieme ad altri disperati poteva dare forza a tutti. Amicizia, fede, amori e famiglia erano argomenti a cui aggrapparsi.

"Iolandina tornerò!"
“Iolandina tornerò!”

Alcuni non riuscirono a venirne fuori integri. Aldo preferì dimenticare e non parlare di quegli anni per il resto della sua esistenza. Coccolava il suo astuccio – regalatogli dalla sua cara Iolanda – e le cose che conteneva, ve ne ripose altre per farne uno scrigno.

Paolo Angeloni
Paolo Angeloni
La mia esperienza

Ho conosciuto Paolo a febbraio di quest’anno, un Uomo dal cuore buono e gentile, con cui ho avuto modo di confrontarmi in una video intervista, ma anche di persona, seduti in un bar davanti a un succo e un caffè a parlare non solo degli IMI, ma anche degli altri suoi scritti e dei miei. Lui mi parlava di suo padre, io di mio nonno materno, su quel poco che so della sua tre fughe da retate a Roma, da parte dei tedeschi.

Durante il nostro dialogo mi ha colpito molto questa sua dedizione e amore nel raccontare la storia di suo padre Aldo, classe 1920, uno degli IMI, a cui ha voluto dare voce scrivendo una testimonianza romanzata, frutto di ricerche e studi sull’argomento, tramite tracce, documenti negli archivi federali tedeschi e personali, grazie a cui Paolo è riuscito a ricostruire le dolorose e aberranti vicende subite da un padre, che non ha mai voluto parlare di questo argomento, dopo il suo ritorno da sopravvissuto a Velletri, tra le braccia della sua famiglia. Quando è tornato a sentirsi di nuovo l’individuo Aldo, invece del numero 78769, detenuto nel lager tedesco di Bathorn.

La voce di Aldo Angeloni è stata la voce silente di chi ha trattenuto la memoria di un orrore in cassaforte. I suoi eredi ne hanno colto il richiamo, perché tutto venisse raccontato per renderci più consapevoli. La liberazione di un segreto è acqua di una riga che si rompe e che, dunque, può travolgere tutto ciò che incontra sulla sua strada, lasciando il suo segno, a memoria futura.

Nel suo romanzo, Paolo ripercorre le fasi che hanno portato il padre e molti altri suoi compagni, tra cui l’amico Bruno, dall’essere soldato del trentunesimo reggimento di fanteria Siena, inviato in Grecia dal regine fascista, al finire tra i catturati dai tedeschi nazisti, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Chi erano gli IMI?
Gli Internati Militari Italiani, erano soldati italiani, costretti in campi di concentramento per due anni – dal settembre-ottobre 1943 – perché si erano rifiutati di aderire all’esercito della Repubblica Sociale Italiana, ed erano considerati traditori, in quanto italiani, dallo stesso Hitler proprio a causa dell’armistizio di resa del Regno d’Italia agli Alleati. Lavori forzati, maltrattamenti, malnutrizione, fucilazioni. Privazione dell’identità. Oltre 50.000 individui con un nome e cognome, una storia personale, morirono prigionieri.

Nel libro si parla però costantemente anche di fede, di amore, per la famiglia, il proprio Paese; dell’amore di Aldo per la giovane Iolanda (futura mamma di Paolo), che aveva regalato al ragazzo un astuccio con le loro iniziali incise, con dentro una matita blu, un quaderno a righe, una loro foto, un santino e ago e filo. Un astuccio che, per tutto il periodo della prigionia, ha contenuto tutto il mondo di valori di Aldo.

Bundesarchiv
Il documento che identifica e registra Aldo Angeloni, all’interno del campo di detenzione. Fonte: Bundesarchiv (archivio federale tedesco).

Cosa mi ha lasciato questo libro? Consapevolezza, conoscenza, testimonianza di una grande dignità e d’amore.

Dopo aver finito di leggere, sono andata ad aprire il mio astuccio color blu-ciano ricamato. Dentro ci sono colori a pennarello, un correttore per tirare righe bianche sugli errori nei miei quaderni, perché io possa usare le mie penne colorate per scrivere di nuovo quelle righe della mia storia. Come fa ognuno di noi.

La notte, mentre prendevo sonno nel mio letto caldo, ho ringraziato perché avevo tutto quello di cui sentivo bisogno e ho pronunciato il mio nome.

Il romanzo biografico di Paolo Angeloni è acquistabile su tutti gli stores digitali ed è ordinabile nelle librerie.

Per approfondire
Profilo Facebook: Paolo Angeloni
Pagina Facebook: I miei romanzi/Paolo Angeloni
Instagram: Paolo Angeloni

Guarda la nostra intervista.

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