Per la sezione interviste, oggi ho il piacere di ospitare Maria Cristina Russo, di Napoli, appassionata di lettura fin dalle scuole elementari, che, a seguito di una piccola parentesi con la recitazione teatrale, ha maturato anche l’idea di cominciare a scrivere. Oggi è qui con noi per presentarci “Lia”, il suo ultimo libro, edito da IVVI, con cui ha affrontato una delicatissima tematica. Buona lettura!
Ciao Maria Cristina, benvenuta a “Racconti d’Arti”. Parliamo un po’ di te e di come è nata la tua esperienza con la scrittura.
Ciao e a te e grazie per l’accoglienza. Coltivo la passione per i libri da quando ero piccola, alle scuole elementari avevamo una piccola biblioteca di classe così capitava spesso che li restituissi dopo due giorni dal prestito, con grande disappunto della Maestra che si preoccupava soprattutto che trascurassi i compiti.
Ma leggere per me è sempre stato un modo meraviglioso di viaggiare; poi crescendo, un po’ per esorcizzare la mia timidezza, un po’ per il piacere di mettere su carta le mie fantasie, ho cominciato a scrivere. La scrittura è sempre stata la mia “voce narrante” ogni qual volta avevo l’esigenza di comunicare qualcosa che mi comportasse difficoltà con la parola detta.
“Lia” è il tuo primo romanzo, che affronta il delicatissimo tema della violenza di genere e in famiglia. Ci parli un po’ della trama e dei personaggi? Perché hai sentito la necessità di scrivere su questa tematica?
Lia è una donna che per trent’anni è vissuta con un marito despota, un uomo che la priva di qualsiasi forma di indipendenza e decisionale, finché un giorno viene trovato in un vicolo privo di vita; da qui si dipana tutta una serie di vicende che vedono Lia finalmente libera e padrona di se stessa.
Fa amicizia con il suo vicino di casa, un affascinante quanto enigmatico professore d’inglese madrelingua; riallaccia i rapporti con Vera, la sua migliore amica, che è anche architetto e l’aiuterà a disfarsi di tutto ciò che le può riportare alla mente il suo triste passato; ma soprattutto conosce l’amore vero, grazie all’Ispettore Cafiero incaricato delle indagini.
Il motivo per cui ho deciso di scrivere questo romanzo è perché a un certo punto ho sentito il richiamo di Lia, che altro non è che la voce di tutte quelle donne che sono vittime di violenza domestica.
So che non si tratta di una storia autobiografica e che il tuo romanzo è nato dall’ascolto e dalla raccolta di reali esperienze, raccontate da donne che le hanno vissute in prima persona. Come si è svolta questo processo di ascolto e cosa ti hanno lasciato queste testimonianze?
Più che di testimonianze parlerei di confidenze, ma anche di semplici percezioni perché, quando hai una certa sensibilità bastano pochi particolari per farti capire che una donna vive una situazione di disagio.
Inoltre, io sono stata per lungo tempo una accanita spettatrice del programma RAI “Amore criminale” e dopo un po’ che lo vedi ti rendi conto del fatto che la realtà va ben otre la fantasia.
Dalla sinossi, senza svelare nulla, si capisce che il romanzo sembra non avere un lieto fine e, credo, sia una scelta difficile da accettare, dal momento che da storie di questo tipo ci si aspetta – comprensibilmente – un esempio di speranza e riscatto. Qual è il messaggio che vuoi veicolare?
Ovviamente la mia speranza è sempre quella che queste storie di violenza finiscano con la salvezza ergo il riscatto delle vittime, ma la cronaca, purtroppo, non sempre dice questo, anzi sono molto più diffuse le storie che finiscono male di quelle che finiscono bene.
Nel caso di Lia ho voluto porre in evidenza la sua fragilità, frutto di una educazione rigidissima, con una madre castrante, moralista e moralmente ancorata alla necessità di far apparire la sua una famiglia perfetta. Pertanto, Lia appartiene a quella categoria di donne che fugge dalla famiglia, credendo di trovare nel matrimonio il suo affrancamento dalla schiavitù, ma finisce inevitabilmente dalla padella alla brace.
Hai in progetto di occuparti anche di altre tematiche in futuro? O dedicarti ad altri generi di scrittura?
Sicuramente i rapporti umani restano il focus del mio interesse di scrittrice, ma mi piacerebbe esplorare e affrontare anche altre tematiche. Io, poi, spesso annoto pensieri e appunti quando qualche immagine prende forma nella mia mente e questo capita ogni volta che vado vicino al mare che, come è noto, è foriero di storie che vengono da lontano portate dal vento e dalle onde.
Per approfondire
Profilo Facebook: Maria Cristina Russo
Pagina Facebook: Maria Cristina Russo scrittrice per passione
Instagram: criismyname
Note biografiche
Maria Cristina Russo nasce a Napoli il 5 Giugno 1967. La passione per la lettura nasce grazie alla biblioteca delle scuole elementari e l’accompagnerà nel suo percorso di crescita. Nel 2001 si trasferisce a San Giorgio a Cremano, dove attualmente vive.
Nel frattempo ha anche una piccola parentesi di recitazione con la “Compagnia dei Teatramanti” di Marcello Caccavale ed è proprio l’esperienza teatrale che le farà maturare l’idea di cominciare a scrivere.
Nel 2019 pubblica il suo primo libro “Ortensia e altri Fiori” con la Cada Editrice Albatros il Filo.
In seguito, pubblica un racconto intitolato “Clelia Story” in una raccolta curata da Emanuela Sica, “Rosso Vdg-o, Antologia sulla violenza di genere” e nel 2021 partecipa con un altro racconto, “Il venditore di orgasmi”, a una raccolta corale intitolata “Scrittori italiani – libro bianco”, a cura di IVVI Editore. “Lia” è il suo primo romanzo.
Ufficio stampa Emanuela Nicoloro
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