Nel centro storico di Velletri, provincia a sud di Roma, nasce la “Rondoni Gallery” del curatore d’arte Luca Rondoni, che da poco ha definitivamente trasferito l’intera collezione di dipinti del padre, il maestro Manlio Rondoni, dall’ampio capannone verso la campagna nella nuova sede in via San Pietro, che è attualmente in riorganizzazione in attesa di un’apertura ufficiale. L’ho intervistato per farci presentare la serie “Jazz” del Maestro. Buona lettura!
La galleria, oltre a custodire la vasta produzione artistica del noto pittore veliterno, è un vero e proprio Studio per il lavoro di Luca, che porta avanti le sue attività di curatore e organizzatore di eventi legati al mondo dell’arte. L’idea è anche quella di creare un salottino dove proporre progetti e momenti conviviali con chi avrà il piacere di visitarlo e partecipare.
Mi sono recata sul posto per intervistare Rondoni, che per l’occasione ha voluto presentare la serie intitolata “Jazz” prodotta da Manlio nel 2010. Si tratta in tutto di dodici dipinti in acrilico (due sono ora di proprietari privati), formato 100×150 cm, tutti sulla stessa scala cromatica, in giallo e nero, interamente dedicati alla musica e ai musicisti jazz, le cui figure sembrano dissolversi nel movimento.

Racconta Luca:
La pittura di Manlio è sempre “musicale”. Il Jazz è una passione che è nella storia della nostra famiglia. Per quanto riguarda questa serie in particolare, quando i musicisti la guardano e vedono i musicisti ritratti, riconoscono la diteggiatura esatta dello strumento, come ad esempio la tromba, che io stesso appassionato del genere suono. C’è il dettaglio delle dita, del loro movimento, questo dinamismo pittorico che evoca proprio il momento in cui si sta suonando.
Lo stesso Carlo Maria Micheli, sassofonista professionista, ne ha preso uno in cui ha riconosciuto il momento in cui, finito l’assolo, il musicista ha il momento di rilascio, di rilassamento post-adrenalina. Dopo aver guardato la serie, il Maestro ha composto un pezzo ispirato dal dipinto, che mi ha mandato ed è ascoltabile nel video di presentazione che ho realizzato. A me e a lui piacerebbe fare una mostra o una videoproiezione solo con questi dipinti, che escono mentre i musicisti suonano. Stiamo cercando di capire come poterlo fare.
E aggiunge:
Quando ci si passa sopra con la luce, i colori si accendono, cosa tipica dei dipinti di mio padre che li faceva alla luce del giorno, in orari precisi. Lui ci metteva poco a farli, perché usava una gestualità molto veloce. I dettagli delle mani sono proprio quelli che restano più impressi ai musicisti. I movimenti delle dita, ma anche l’espressione dei volti.
Oltre alle bellissime e preziose tele dedicate al Jazz, lo studio ospita anche tutte le altre tele e serie realizzate fino al 2022, che Luca invita tutti a conoscere e visitare. Tra queste, c’è anche il grande dipinto del 1996 dedicato a Yehudi Menuhin, importante e virtuoso violinista newyorkese della prima metà del Novecento, che ha influenzato tutta la generazione successiva di musicisti e violinisti.

Spiega Rondoni:
Ha influenzato Astor Piazzolla in Argentina che ha deciso di inserire il violino nel repertorio, con il Jazz Tango. Il violino nasce come strumento da musica colta, come la classica, ma poi è diventato popolare e diffuso, suonato dagli arabi, dagli ebrei, dai russi, nelle aree mitteleuropee, come se fosse uno strumento di pace, che unisce.
Per info e visite dello Studio: 338.6920906 (Luca).
Articolo pubblicato anche sul giornale locale l’Artemisio.
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