C’è un ragno in alto, in un angolo del terrazzo della mia stanza. Se ne sta lì che trama. Non mi sono mai piaciuti i ragni.
Di solito la mia prima reazione istintiva è quella di disgusto, forse anche un po’ di paura.
È l’eredità di un sogno che feci da pre-adolescente. Ragnatele in gola tessute da una gang di mostriciattoli pelosi, neri e appiccicosi. Non riuscivo né ad urlare né a muovermi.
Ora guardo quel ragnetto che se ne sta “appeso” alla propria tela, in silenzio e immobile.
Dunque somiglia a me in quel sogno. La minaccia sono io, potrei essere il suo incubo peggiore.